HPV - Human Papilloma Virus

Che cos'è

L’infezione da Papilloma Virus Umano (Hpv, Human Papilloma Virus) è un’infezione molto diffusa, trasmessa prevalentemente per via sessuale.

La diffusione dell'HPV è ampissima: si stima che circa l’80% delle donne sessualmente attive contragga l’infezione almeno una volta nella vita, con una prevalenza nelle giovani donne tra i 25 e i 35 anni, e che circa il 50% venga a contatto con un ceppo “ad alto rischio”. Si tratta quindi di un evento comune che nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente, ma che in alcuni casi in cui il sistema immunitario non riesce a debellare rapidamente il virus, l’HPV può evolvere e manifestarsi attraverso lesioni benigne della cute e delle mucose , o può determinare l’insorgenza di forme pretumorali  e tumorali della cervice.

Il virus Hpv è implicato inoltre nella patogenesi di altri tumori in sede genitale (vulva, vagina, ano, pene) ed extragenitale (cavità orale, faringe, laringe).

Nell’eventualità di infezione cronica, la lesione tumorale si sviluppa in genere nell’arco di 7-15 anni dal contagio. Le ripercussioni patologiche sono legate al tipo di ceppo virale con cui si viene a contatto. Finora sono stati identificati più di 120 tipi di Hpv, distinti e classificati in base al rischio di trasformazione neoplastica.

Dei 12 ceppi classificati ad alto rischio, due (HPV 16 e 18) si sono rivelati i principali responsabili dell’evoluzione tumorale dell’infezione, mentre tra i ceppi a basso rischio, che provocano tipicamente lesioni genitali a minor rischio di trasformazione maligna, i sierotipi 6 e 11 sono da soli responsabili di circa il 90% delle verruche genitali.

Sintomi

I sintomi causati dall’infezione da Hpv dipendono esclusivamente dal sierotipo di virus infettante e dalle lesioni che si sviluppano in seguito. Per quanto riguarda i sierotipi a basso rischio, dopo le prime fasi, quasi sempre asintomatiche, l’infezione si manifesta tipicamente con la comparsa di condilomi in sede genitale su cervice uterina, vulva, vagina, perineo o ano, oppure extragenitale a livello di naso, bocca o laringe.

 

Occasionalmente queste lesioni possono manifestarsi come escrescenze grandi anche qualche centimetro dall’aspetto simile alla cresta di un gallo, in questi casi si parla di condilomi acuminati. Spesso asintomatici , in alcuni casi le  i condilomi possono provocare prurito, fastidio e dolore di lieve entità. La presenza di condilomi è comune e non dev’essere associata a un maggiore rischio di insorgenza tumorale.

Per quanto riguarda i sierotipi ad alto rischio: le infezioni sostenute da questi virus danno luogo a manifestazioni subcliniche, non identificabili ad occhio nudo ma apprezzabili attraverso esami specifici. I sintomi del tumore della cervice uterina possono essere del tutto assenti, oppure così lievi e sfumati da passare completamente inosservati.

 

Mano a mano che il cancro alla cervice uterina progredisce, e le possibilità di cura diminuiscono, possono comparire i tipici sintomi della malattia: sanguinamenti dopo un rapporto sessuale e leggero dolore durante lo stesso, perdite vaginali acquose o sanguinolente, talvolta di odore sgradevole, dolore alla regione pelvica, sanguinamenti vaginali al di fuori del periodo mestruale o dopo la menopausa.

 

Anche le altre formi tumorali correlate all'infezione da Hpv possono svilupparsi in assenza di segni o sintomi, che insorgono tipicamente solo quando raggiungono uno stadio avanzato difficile da trattare.

Diagnosi

Gli strumenti di diagnosi e di prevenzione ad oggi più utilizzati consistono  nel Pap-Test , o come introdotto negli ultimi anni il Pap-Test in fase liquida  e l’HPV test.

Si stima che, se eseguito a intervalli regolari , il Pap-Test riduca il rischio di sviluppare tumore cervicale di circa il 70 per cento. Si tratta di un semplice test nel quale il canale vaginale viene divaricato con uno speculum per consentire il prelievo di alcune cellule dalla cervice con una spatolina e uno spazzolino conico.

L’esame può essere condotto durante una normale visita ginecologica, dura pochi secondi e in genere comporta un fastidio minimo. Le cellule prelevate vengono analizzate al microscopio e, nel caso non vengano riscontrate anomalie e la donna non abbia avuto precedenti esami positivi, l’esame può essere ripetuto dopo tre anni.

Nel mio studio offro a tutte le pazienti, contestualmente al Pap-test, la possibilità di sottoporsi alla colposcopia, che e’ considerata una valutazione di secondo livello rispetto al pap-test, ma che permette di fornire informazioni aggiuntive  indispensabili per la diagnosi.di aree sospette. Se necessario, in questa sede si effettuano anche biopsie mirate a guida colposcopica per ottenere analisi più approfondite

(si veda il paragrafo dedicato)

 

L’esame istologico è dirimente ai fini della certezza diagnostica.

Pap-Test e colposcopia sono i principali strumenti per salvaguardare la salute del collo dell’utero.  È necessario che tali indagini vengano eseguite in assenza di mestruazioni ed evitando rapporti sessuali o l’utilizzo di lavande vaginali nei due giorni precedenti.

Un’ulteriore possibilità di diagnosi è fornita dalla ricerca del Dna del Papillomavirus umano, esame in grado di riscontrare la presenza di Dna di virus oncogeno (ovvero responsabile dell’insorgenza del tumore) nei tessuti della cervice uterina. L’obiettivo e le modalità sono identiche a quelle del Pap-Test. Rispetto a quest’ultimo, però, l’Hpv-test consente di individuare le donne a rischio con maggiore anticipo. Per questo è consigliato alle pazienti di eseguire il test con minore frequenza (ogni cinque anni). La positività non significa necessariamente che una donna svilupperà nel tempo un tumore, ma consente al ginecologo di effettuare tutti i controlli necessari per evidenziare la presenza di un’alterazione al collo dell’utero così da poter  sottoporre la paziente ad ulteriori esami programmati nel tempo per rilevare in anticipo la formazione di qualsiasi anomalia. La maggior parte delle infezioni da Hpv è transitoria, perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno. Il 60-90% delle infezioni da Hpv, incluse quelle da sierotipi ad alto rischio, si risolve spontaneamente entro 1-2 anni dal contagio, ma è bene tenere sotto controllo se questo avviene.



Come si cura il Papilloma Virus

Al momento non esistono terapie farmacologiche per eradicare il virus dall’organismo. In alternativa è possibile procedere con trattamenti chirurgici locali per la rimozione delle escrescenze quali  la elettrodiatermocoagulazione.

 

Nel mio studio e’ inoltre possibile usufruire di una recente tecnica E.A.S.T . (vedi foto _ Electrical.Arc.Sublimation.Therapy).

Si tratta di un trattamento ambulatoriale con un microradiobisturi a sublimazione dermica con arco voltaico, che permette di escindere in maniera microtraumatica anche le microcondilomatosi diffuse con minimo approccio invasivo e minor danno cutaneo e mucoso.

 

L’asportazione chirurgica  LEEP che e’utilizzata anche per le cellule precancerose localizzate nel collo uterino, pratica che garantisce ottimi risultati senza inficiare le funzioni riproduttive della donna. Se invece la condizione è quella di tumore già sviluppato, i trattamenti previsti sono diversi e variano in base alla gravità della situazione, dall’asportazione (parziale o totale) dell’utero, alla chemio e radioterapia.


 

  • FATTORI DI RISCHIO

L’infezione da Hpv si contrae per via diretta e principalmente sessuale. Va specificato che la trasmissione può avvenire anche attraverso contatti genitali che non prevedono penetrazione, pertanto l’uso del profilattico non rimuove il rischio di infezione. I fattori di rischio considerati più rilevanti sono la giovane età, il numero di partner sessuali e la frequenza dei rapporti.

  • PREVENZIONE

La prevenzione primaria avviene mediante vaccinazione e costituisce oggi la via più efficace e sicura per combattere il rischio di infezione da HPV. vaccini disponibili sono tre: bivalente, quadrivalente e, dal 2017, 9-valente. Tutti sono indicati contro i ceppi 16 e 18 responsabili della formazione di lesioni neoplastiche nella cervice uterina. 

Oltre a garantire questa protezione,il vaccino  quadrivalente e il 9-valente prevengono la formazione dei condilomi genitali, maschili e femminili, causata dai rispettivi ceppi virali (HPV 6 e 11). Dal 2017 è disponibile il vaccino 9-valente, che amplia ulteriormente la protezione contro le classi virali oncogene. 

Il Piano Nazionale di Prevenzione vaccinale 2017-19 ha inserito la vaccinazione anti-HPV nel calendario vaccinale per tutti gli adolescenti (di sesso femminile e maschile) a partire dal dodicesimo anno di età. Infatti visto che la trasmissione dell’infezione da HPV avviene per contatti principalmente sessuali, la vaccinazione della popolazione maschile dovrebbe aumentare la protezione di maschi e femmine anche per una ridotta circolazione dei virus.

Grandi aspettative si hanno anche per la prevenzione dei tumori del cavo orale Hpv-correlati, spesso causati dall’Hpv di tipo 16. Nessuno screening è tuttora previsto per questi tumori che stanno aumentando di incidenza e i vaccini saranno una grande opportunità di prevenzione. La condizione ideale è vaccinare pazienti che ancora non abbiano iniziato l’attività sessuale: la protezione offerta si abbassa notevolmente se il soggetto è già venuto a contatto con uno dei ceppi contro cui il vaccino è diretto,

Tuttavia esistono dati clinici considerevoli riguardo alla riduzione della frequenza di recidive in pazienti gia’ interessate da lesioni virali che eseguono solo secondariamente la vaccinazione, proprio per l’importante risposta anticorpale che il vaccino stesso determina.

 iI risultati degli studi clinici riportano una considerevole efficacia preventiva del vaccino enavalente  di circa del 98%. Completano il profilo vaccinale oltre all’efficacia, un alto livello di sicurezza e tollerabilità, tali da indicarlo a tutte le donne.