Il Dolore Vulvovaginale

DEFINIZIONE: Per dolore vulvovaginale o vulvodinia si intende una sindrome dolorosa cronica vulvare in assenza alterazioni vulvari visibili clinicamente e in assenza di patologia neurologica evidente.

 

Comprende quello che in passato era chiamato “Vaginismo” e  “Vestibolite” e, nonostante già dal  1800 fossero stati descritti quadri analoghi, è ancora una poco riconosciuta e diagnosticata


Questa sindrome è stata spesso sottovalutata, scambiata con altre malattie o con disturbi di tipo psicogeni. Il sintomo doloroso però, di questa malattia, è del tutto di origine fisico, non è associabile ad una condizione mentale, anche se stress ed ansia possono influire peggiorando ulteriormente la situazione. 

Recenti studi indicano che tale disturbo colpisce fino al 18% delle donne, anche se tali dati potrebbero essere sottostimati, per di patologie non diagnosticate a causa di una non adeguata formazione dei medici.

Spesso il problema viene relegato come di natura psicologica e poco rilevante, e le stesse pazienti possono essere riluttanti a parlare di sintomi percepiti come insoliti e imbarazzanti.

 

I sintomi della vulvodinia  o dolore vulvovaginale sono molteplici:

  • prurito e bruciore;
  • secchezza vaginale;
  • arrossamento delle piccole e grandi labbra;
  • aumento dello stimolo della minzione;
  • pesantezza al basso ventre;
  • sensazione di essere punta da tanti spilli;
  • bruciore durante la minzione;
  • dolore molto intenso durante i rapporti sessuali, rendendo impossibile la penetrazione;
  • difficoltà a stare sedute molto tempo e fastidio nello indossare biancheria intima o capi molto stretti;

DA COSA E' PROVOCATA LA VULVODINIA?

E’ provocata da uno stato di infiammazione cronica dovuto ad un aumento delle terminazioni nervose libere associato ad aumento delle terminazioni nervose libere associato ad aumento dei mastociti.

In particolare, è stato dimostrato come i mastociti abbiano un ruolo primario nell’instaurare e mantenere reazioni infiammatorie della mucosa vulvare mediante sostanze pro infiammatorie (t NGF - Nerve growth factor).

L’infiammazione cronica tramite i mastociti e il NGF va ad influenzare la regolazione del locale sistema dolorifico, incrementando ed alimentando il dolore percepito, e aumentando il numero di fibre nervose coinvolte (circuito di automantenimento del dolore : le sostanze proinfiammatorie continuano ad essere prodotte anche quando l’agente scatenante è stato eliminato; ne risulta che il tessuto rimargina, torna sano, ma la paziente continua ad avere i sintomi della patologia).

Le cause iniziali di questa infiammazione dolorosa possono essere varie (pregresse infezioni da papilloma virus (HPV), candidiasi croniche ricorrenti, vaginosi batteriche ricorrenti, alterazioni del pH vaginale, uso di agenti chimici detergenti irritanti, traumi sessuali o trattamenti terapeutici invasivi) ma portano tutte alla stessa condizione clinica invalidante e cronica.

La muscolatura del pavimento pelvico assume un ruolo importante nei meccanismi patogenetici della vulvodinia, ciò in particolare per la frequente condizione di ipertono. Si è ipotizzato che l’ipersensibilità vestibolare destabilizzi la muscolatura del pavimento pelvico. Infatti  dove la componente sottocutanea è interessata da uno stimolo doloroso, la struttura muscolare locale reagisce aumentando la propria tensione, come reazione naturale di difesa per proteggere l’area dal dolore. Di conseguenza, la tensione muscolare diviene causa del dolore. A conferma di questa teoria c’è l’osservazione che un processo riabilitativo della muscolatura pelvica  può risolvere la sintomatologia dolorosa vestibolare.

 

TERAPIA

Essendo la fisiopatologia della vulvodinia ancora incerta e verosimilmente multifattoriale, un singolo o una combinazione di trattamenti possono agire in modo non uniforme in tutti i casi.

Non esiste quindi un protocollo standard di terapia  per curare la vulvodinia, ma va personalizzata e regolata secondo un feedback continuo tra medico e paziente.

Uno dei trattamenti più promettenti in tale direzione è senz’altro l’elettroporazione vaginale

(Vedi capitolo dedicato)